Dott.sa Stefania De Chiara

Medico Chirurgo
Perfezionata in Dietologia Clinica
Master II livello internazionale

Stadtgasse, via centrale, 43 39031 Bruneck/Brunico (Bz)
s.dechiara@lifekey.it

Dott. Massimo Vitarelli

Laureato in Medicina e Chirurgia Esperto in Fisiologia dell’Esercizio Fisico
Stadtgasse, via centrale, 43 39031 Bruneck/Brunico (Bz)
m.vitarelli@lifekey.it

TIROIDITE DI HASHIMOTO E INTEGRAZIONE VITAMINICA

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TIROIDITE DI HASHIMOTO E INTEGRAZIONE VITAMINICA

Tiroidite di Hashimoto?

Eh, si..parliamo di una famosa malattia autoimmune, che colpisce prevalentemente donne tra i 45 ed i 55 anni di età.

Che significa malattia autoimmune?

Significa che è determinata da una disregolazione del nostro sistema immunitario, ovvero il nostro sistema immunitario invece di proteggerci, ci attacca, generando infiammazione.

Come si riconosce con le analisi del sangue?

La tiroidite di Hashimoto si caratterizza a livello ematochimico  per la presenza di anticorpi anti-tireoperossidasi  (TPO-Ab) e anticorpi anti-tireoglobulina (Tg-Ab)] e  a livello istologico con  infiltrato linfocitario. Tutto questo vuol dire che se noi andiamo a fare una biopsia sul tessuto tiroideo, possiamo notare tessuto ricco di cellule infiammatorie, nel caso specifico i linfociti.

Quali sono le cause?

E’ una malattia ad eziologia multifattoriale , quindi alla sua slatentizzazione concorrono sia geni di suscettibilità che esposizione a fattori ambientali quali: stress, gravidanza, fumo, alcol, agenti contenenti iodio, interferone.

Pertanto, se in famiglia ci sono casi di Tiroidite di Hashimoto, non è detto che ci ammaleremo al 100% della patologia, ma abbiamo buone probabilità che questo si verifichi.

Come si tratta la Tiroidite di Hashimoto?

Normalmente se i valori della funzionalità tiroidea ( FT3-FT4-THS) sono nella norma, non vi è necessità di alcuna terapia, se invece vi sono alterazioni, prevalentemente in termini di ipotiroidismo di norma è necessario trattamento con Levotiroxina, per normalizzare il livelli elevati di tireotropina( TSH).

E’ una malattia isolata oppure si associa ad altre patologie?

Essendo una malattia autoimmune, si associa ad altre patologie autoimmuni quali anemia perniciosa, vitiligine, celiachia, diabete mellito tipo 1, malattia epatica autoimmune, cirrosi biliare primaria, miastenia grave, alopecia areata, sclerosi multipla, morbo di Addison , artrite reumatoide , lupus eritematoso sistemico , sindrome di Sjögren,  sclerosi sistemica e malattia mista del tessuto connettivo .

Cosa sappiamo dello Iodio e di come interagisce con la tiroide?

Lo iodio è un micronutriente essenziale per la funzionalità tiroidea.

L’assunzione giornaliera raccomandata negli adulti è di 150 microgrammi, aumentando a 250 g in gravidanza e allattamento . Le principali fonti alimentari di iodio sono frutti di mare (ad es. Alghe, capesante, merluzzo, sardine, gamberi, salmone e tonno), prodotti di origine animale (yogurt, latte di mucca, uova) e frutta (mirtilli e fragole).

La carenza di iodio può creare due differenti quadri clinici:  gozzo o cretinismo .

Per gozzo si intende un aumento del volume della tiroide, con più o meno presenza di noduli.

Per cretinismo si intende un deficit fisico e mentale, dovuto alla carenza embrionale/congenita di iodio.

Per sopperire alle carenze geografiche di Iodio, il 71% della popolazione mondiale, utilizza sale arricchito con Iodio.

Nonostante questo, studi in letteratura, evidenziano che il bilancio dell’ equilibrio della concentrazione di iodio, è molto sottile, infatti dopo  già 4-5 anni di programmi di iodizzazione del sale, , si sono verificati aumento degli  episodi di insorgenza di Tiroidite di Hashimoto.

La spiegazione risiede nel fatto che l’eccesso di iodio, può determinare apoptosi delle cellule follicolari tiroidee.

In sintesi se abbiamo troppo iodio circolazione, le note cellule tiroidee vanno in contro a morte programmata.

Tutto questo è stato riscontrato anche in cavie geneticamente modificate.

Considerando quanto sopra, si dovrebbe scoraggiare un’elevata integrazione di iodio nei pazienti con tiroidite di Hashimoto , in quanto non benefica e forse dannosa. Scoraggiare la sovraintegrazione di iodio non deve precludere la sua integrazione adeguata in gravidanza e in allattamento.

A riguardo io personalmente penso che in montagna andrebbe fatta integrazione di sale iodato anche nei pazienti con tiroidite di Hashimoto, nelle zone vicine al mare, forse sarebbe il caso, di non promuoverla più di tanto.

Cosa sappiamo del selenio e di come interagisce con la tiroide?

Il Selenio è un micronutriente essenziale nella dieta, con molti effetti pleiotropici: è antiossidante e antinfiammatorio.

La tiroide è il tessuto a più alta concentrazione di Selenio per grammo di tessuto.

La supplementazione di selenio nei pazienti  con tiroidite di Hashimoto sembra modificare le risposte immunitarie e non  immunitarie, riducendo le concentrazioni di radicali liberi. 

Il selenio è presente nel suolo ed entra nella catena alimentare attraverso le piante.

Negli adulti i quantitativo di Selenio raccomandato è di circa 55-75 microgrammi/die.

Gli alimenti ricchi di Selenio  sono noci del Brasile , ostriche, tonno, pane integrale, semi di girasole, la maggior parte dei tipi di carne (maiale, manzo, agnello, tacchino, pollo), funghi e segale. 

Metanalisi condotte in Italia e in Grecia, hanno dimostrato che la supplementazione di Selenio, in pazienti con tiroidite di hashimoto, comporta la riduzione degli auto-anticorpi  anti tireoglobulina, ed anti-tireoperossidasi.

L’ingestione cronica di grandi quantità di Selenio può avere effetti negativi sulla salute umana. Il consumo di circa 330 microgrammi/die  potrebbe essere tossico  per la sintesi degli ormoni tiroidei. I possibili effetti collaterali principali includono la perdita di unghie e capelli, anoressia, diarrea, depressione, emorragia, necrosi epatica e renale, cecità, atassia e disturbi respiratori

L’integrazione di Selenio va però ben ponderata, infatti nei soggetti con Tiroidite di Hashimoto, è utile solo se l’assunzione di Iodio è adeguata, altrimenti è controproducente.

Cosa sappiamo della vitamina D e di come interagisce con la  tiroide?

La vitamina D è una vitamina liposolubile, un ormone steroideo, che regola l’omeostasi di calcio e fosfato, e l’equilibrio della densità e massa ossea.

E’ sintetizzata sia attraverso esposizione della pelle alla luce solare, che mediante apporto dietetico.

E’ molto abbondante tra i prodotti lattiero-caseari, e in olio di fegato di merluzzo e salmone fresco .

I livelli normali nel sangue sono compresi tra 30 e 80 nanogrammi/ ml, valori inferiori a 30, sono da considerarsi indice di insufficienza.

La vitamina D svolge un ruolo molto delicato, per quanto riguarda l’ autoimmunità, essendo un modulatore immunitario naturale e un modulatore dei processi naturali immuno-mediati.

Livelli adeguati di vitamina D possono essere raggiunti nella popolazione normale, con 2000 U.I di colecalciferolo/die.

L’effetto collaterale principale del supplemento eccessivo di vitamina D è l’ipercalcemia (livelli sierici di calcio superiori a 11 mg / dL) e la nefrolitiasi. Per evitare calcificazione delle arterie coronariche, è necessario associare anche supplementazione di vitamina K.

E’  stato dimostrato che pazienti con tiroidite di Hashimoto, hanno di solito bassi livelli di vitamina D, pertanto è utile integrazione, monitorando mensilmente i livelli ematici e di vitamina D e di ormoni tiroidei circolanti.

Pertanto, alla luce di quanto detto sopra, ritengo opportuno che quando ci si trova di fronte a pazienti con Tiroidite di Hashimoto, è sempre bene valutare le opportune integrazioni da fare per migliorare la qualità della vita del paziente e ridurre l’infiammazione.

Per qualsiasi motivo, non integratevi da soli, ma fatevi sempre seguire da un bravo medico che possa gestire la meglio le vostre carenze e le vostre eventuali terapie farmacologiche.

Dott.ssa De Chiara

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